del niqab solidale

I guanti bagnati, puzza di insetticida o quel che è. Speriamo di vederne pochi di sti scarafaggi, che tanto simpatici non sono.

Mi dirigo verso casa di M, quasi all'angolo noto una sorella col niqab e la saluto. Risponde con voce gentile, comincia a parlare in dialetto e cerco di starle dietro. Mi prende per mano, ho capito che desidera sapere dove ho acquistato qualcosa....forse i guanti?! Pochi istanti per comprendersi, e non grazie al linguaggio verbale, no. Ma quello del cuore, quello dell'Iman, quella sintonia tra Credenti sincere.

Il niqab, le interessa il mio niqab. Indosso questo, blu. Le spiego (tra dialetto, francese che non so e gesti) che i niqab li ho acquistati in Internet. Ma se vuole gliene regalo uno. Ok, andiamo a casa, mi dice. Eh no, ukhti, io una casa ancora non ce l'ho, stanno in hotel i miei bagagli. Allora dammi il numero, no ti dò io il mio, eh ma non ce l'ho, cerca una penna... Insomma, sorella, entriamo nel portone e facciamo che io mi tolgo il niqab e te lo dò, tu togli il tuo e me lo dai. D'accordo.

Mi trovo faccia a faccia con una giovane donna dal viso dolce e sereno, mi dice "sei bella", mi volto imbarazzata e le sorrido. Il suo niqab è bucato, liso, rovinato, non odora di buono. Ma chi se ne frega, che bello questo scambio! Sono felice, è una baraka di Allah, abbraccio questa giovane donna e rimango col pensiero di lei - del suo niqab - del nostro scambio. Anche questo gesto profuma di hijra.

Ora di tornare in medina, sul ciglio della strada con B nella fascia, sulla schiena ormai livida, H che lamenta dolore ai piedi e M che, stanco, non riesce a portare lo zaino affidatogli. Passano i minuti, una trentina per l'esattezza, nessun taxi ci carica....quello pieno, l'altro non va in medina, l'altro ancora sta parcheggiando. Sabr, penso, sono stanca ma sabr.

Pochi minuti e arriva una sorella in niqab e ampio khimar, mi domanda dove sono diretta e comincia a sbracciarsi per un taxi. Nulla. Indietreggiamo, magari abbiamo più possibilità. Insiste per prendere lo zaino, H cade e piange e la prende in braccio, di tanto in tanto accarezza la testa di M per confortarlo, quasi a dirgli "non ti preoccupare, ci siamo quasi".

Di taxi nemmeno l'ombra, comincia a farsi buio e domando alla sorella se c'è un autobus. Il venti, mi dice. Sono italiana, sorella, scusa se non riesco a fare da sola. Lei sorride attraverso il suo niqab nero, mi stringe e mi augura che Allah possa ricompensarmi. Lo stesso prego per lei, gentile e premurosa come una mamma. Le dico di andare, di non preoccuparsi. Mi abbraccia, ricambio ancor più forte, non siamo riuscite nell'intento ma fa lo stesso, questa è la solidarietà che amo. E ancora, profumo di hijra in mezzo al tanfo del souq.